
Fino a che punto i commenti negativi postati dagli utenti su TripAdvisor rientrano nel diritto di critica e quando costituiscono, invece, diffamazione?
20 milioni di recensioni: un potenziale di utenza capace di indirizzare le scelte di milioni di turisti e decidere le sorti di alberghi, ristoranti e luoghi di divertimento. Questo è TripAdvisor, il portale dedicato a chi viaggia.
In questo schema, le recensioni (feedback) postate dai consumatori assumono un peso forse maggiore rispetto alla stessa piattaforma, che poi non è altro che una scatola di contenuti esterni. Un coltello dalla doppia lama, se si considera che la concorrenza potrebbe usare questo strumento per diffamare i colleghi “competitor”. Il fenomeno delle cosiddette “recensioni false”, purtroppo, è già una realtà che rischia di contaminare la genuinità e le buone intenzioni di TripAdvisor. Basti sapere che circa il 30% dei turisti, prima di prenotare una camera d’albergo, verifica le eventuali recensioni lasciate da altri utenti.
Ma, per chi voglia lasciare un feedback sull’ultimo soggiorno in hotel, è davvero consentito scrivere di tutto e in qualsiasi forma? Qual è il confine tra la “sincerità” dell’utente deluso per la pessima vacanza e, invece, la diffamazione?
La causa
La questione è stata recentemente decisa da una Corte distrettuale del Tennessee, USA [1]. Il sito di informazioni e recensioni turistiche più famoso del web è stato infatti oggetto di una causa intentatagli da una nota catena alberghiera che aveva visto uno dei suoi resort primeggiare nella classifica degli alberghi più sporchi d’America nell’anno 2011.
Così, la società che deteneva le azioni della catena ha citato TripAdvisor per diffamazione, chiedendo un risarcimento milionario, posto che le pessime recensioni postate dagli utenti del portale avrebbero leso irreparabilmente la reputazione (pur sempre rispettabile) degli alberghi aderenti al circuito.
Diritto di critica o diffamazione?
La Corte, alla fine, ha rigettato l’istanza di risarcimento. La sentenza è interessante perché, pur salvando TripAdvisor, ci tiene a specificare che non qualsiasi tipo di feedback è consentito, dal primo emendamento della costituzione a stelle e strisce, agli utenti della rete. Questi ultimi, infatti, devono pur sempre stare attenti a non eccedere, sconfinando nella diffamazione. Il diritto di critica è sì pur sempre libero, ma deve essere manifestato con serenità e obiettività.
Tuttavia, ha specificato il giudice, quando l’opinione è condivisa da migliaia di persone di “media ragionevolezza”, essa non può considerarsi diffamatoria. Insomma: la maggioranza non sbaglia mai.
Note
[1] United States District Court, Eastern District of Tennessee, Seaton, d/b/a Grand Resort Hotel & Convention v TripAdvisor, 22.8.12.